In un recente articolo pubblicato da Repubblica il Prof. Gustavo Zagrebelsky ha voluto redigere quello che lui stesso ha definito un "decalogo contro l'apatia politica".
Tra le regole ivi elencate avvertiamo l'esigenza, all'inizio di questa nostra avventura, di ricordarne almeno tre, per l'alto senso civico in esse contenuto e perché possano rappresentare, per chi come noi si accinge a vivere una nuova esperienza associativa, un costante punto di riferimento etico e culturale.
Prima regola: "la fede in qualcosa che vale". Intendendo col termine "fede" non la cieca fiducia in una verità assoluta, ma la capacità di un sistema democratico di credere in se stesso e di opporsi alle tendenze nichiliste e autodistruttive che possono prodursi al suo interno. Per lo scettico la democrazia vale quanto l'autocrazia. "Se non si ha fede in nulla" scrive Zagrebelsky "perché difendere una forma di governo come la democrazia che vale in quanto le proprie convinzioni possono essere fatte valere?" .
Seconda regola (la settima nell'elenco del costituzionalista): "l'atteggiamento sperimentale". La democrazia vive all'interno di regole precise ed è sorretta da un'indispensabile chiarezza di principi, tuttavia si rigenera costantemente rinnovandosi nelle conseguenze dei propri atti. L'atteggiamento sperimentale di cui parla Zagrebelsky non allude ad un'improvvisazione incolta e superficiale, ma alla capacità del civis di sentirsi parte di un processo in continuo divenire e non il testimone impotente di atti e decisioni che sfuggono al suo controllo. "Ogni progetto realizzato apre problemi che rimettono in discussione il progetto. L´esperienza è il banco di prova della teoria. Immergersi in questa tensione forma il carattere, rende accettabili le sconfitte e promuove nuove energie".
Terza regola (la nona del decalogo): "l'atteggiamento altruistico". La convinzione che la solidarietà non sia una componente accessoria della democrazia. Quest'ultima deve essere intesa come "forma di vita di essere umani solidali" e, riprendendo il pensiero di Montesquieu, l'amore per la cosa pubblica coincide con la disponibilità a mettere in comune il meglio di sé: tempo, capacità e perfino risorse materiali.
Con la messa on line dell'omonimo sito, il 23 marzo 2005 "Il Raggio" nasce ufficialmente.
Come leggerete nell'apposita sezione del sito, "Il Raggio" è un gruppo di lavoro composto da oltre 80 giovani che organizza e promuove iniziative sociali, culturali e politiche, nel senso etimologico del termine (quello cioè di servizio alla polis).
La scelta di essere presenti on line è legata al nostro desiderio di informare con obiettività e di diffondere idee, creando uno spazio indipendente in cui sia possibile il libero confronto di opinioni e punti di vista.
Gli articoli che pubblichiamo in questa prima settimana on line ci pare siano la testimonianza di un interesse egualmente distribuito tra i fatti della politica internazionale e le vicende italiane. Allo stesso tempo, dalla questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea allo scandalo delle liste prima estromesse e poi riammesse alle Regionali del Lazio, abbiamo cercato un compromesso (ci auguriamo felice) tra problemi di ampio respiro politico e culturale e fatti strettamente legati all'attualità degli ultimi giorni. Questa è la linea editoriale che abbiamo scelto e che vorremmo privilegiare anche per il futuro.
Sui contenuti del sito ci sembra superfluo dilungarci. Ci limitiamo a sottolinearne alcuni, ai quali teniamo particolarmente.
In primo luogo l'Osservatorio sulle Riforme Istituzionali. Nelle nostre intenzioni questo spazio del sito dovrà rappresentare, per i cittadini che desiderino trarne notizie, una fonte di informazioni puntuali, compiute ed esaustive sul processo di revisione costituzionale attualmente in corso, soprattutto in vista dello sbocco referendario che sembra attendere la Riforma e delle molte osservazioni critiche che essa sta suscitando nel mondo accademico e in gran parte della società civile.
In secondo luogo la rubrica "Notizie dal territorio", destinata a promuovere l'attività delle numerose realtà associative che, in una città come Roma, agiscono a livello locale, in molti casi con mezzi insufficienti e disponendo di esigue risorse economiche.
Infine la pagina culturale (coolturalmente), che accoglierà recensioni di libri e di film, interviste ad artisti dello spettacolo, segnalazioni di mostre e concerti, articoli in parte scritti dagli amici de "Il Raggio" , in parte tratti dal web.
Prima di lasciarvi alla lettura degli altri articoli, concedeteci il tempo per un'ultima riflessione. C'è una generazione scomparsa nella storia di questo paese. E' la generazione degli anni settanta, è la nostra. Ci riferiamo alla fascia d'età compresa tra i 26 e i 35 anni. Una generazione assuefatta alla precarietà lavorativa (se non alla disoccupazione cronica), che per il 56,7% (secondo una recente ricerca del Censis) vive ancora con i propri genitori, in cui solo un giovane su tre possiede un'abitazione di proprietà e che sembra destinata ad un futuro di grave incertezza previdenziale.
E' difficile pensare che questa situazione, così diversa da quella dei nostri coetanei europei, possa essere spiegata solo attraverso analisi sociologiche e culturali. E' difficile sostenere che appropriate scelte politiche non possano invertire una linea di tendenza che rischia di sacrificare il futuro di un'intera generazione, con gravi e inevitabili danni anche per lo sviluppo economico del Paese.
Anche per questo crediamo che i giovani non siano esenti da responsabilità. Apparteniamo ad una generazione che ha preferito la via dell'inerzia sociale, che incoscientemente, forse adagiandosi su una situazione di benessere iniziale, ha coltivato la scelta di una colpevole assenza dalla vita democratica del Paese, sacrificando l'impegno civico ad un individualismo senza sbocchi. Gli effetti di questa scelta li conosciamo.
Quanti trentenni (che non siano eredi di grandi famiglie di imprenditori) hanno potuto ritagliarsi un ruolo di prestigio nella finanza italiana? Quanti trentenni ricoprono incarichi dirigenziali nelle Amministrazioni pubbliche? Quanti trentenni possono rappresentare nelle istituzioni le legittime istanze sociali della generazione a cui appartengono? Quanti trentenni siedono nei banchi del Parlamento e in quelli degli organi rappresentativi locali per testimoniare col loro impegno la partecipazione di milioni di altri giovani ai processi decisionali del Paese e per produrre quella spinta al rinnovamento che, in ogni società, è il compito primario delle nuove generazioni?
Oggi raccogliamo i frutti delle nostre scelte precedenti, ma abbiamo anche l'opportunità di trarre vantaggio dalle esperienze che ne sono derivate. E' tempo per le giovani generazioni di riscoprire passione civile e comunanza d'intenti, maturando finalmente l'umiltà necessaria a condividere progetti, competenze, idee.
Una celebre frase di Rainer Maria Rilke recita:"Il futuro è in noi prima che accada".
L'idea che il seme del futuro non cada da una mano estranea ma germogli nella coscienza di ogni uomo porta con sé profonde implicazioni etiche e sociali. A dispetto di una società che forse ci preferirebbe passivi e impotenti, i nostri pensieri e le nostre azioni di oggi producono i cambiamenti di domani.
"Il Raggio" è il nostro contributo al cambiamento. "Il Raggio" è la nostra aspirazione ad essere parte attiva, e non spettatori silenziosi, nella vita democratica del paese di cui rappresentiamo il futuro.
La Redazione
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