"In una cultura come la nostra, abituata a frazionare ogni cosa al fine di controllarla, è talvolta un po' urtante sentirsi ricordare che, dal punto di vista operativo e pratico, il medium è il messaggio. Questo significa, semplicemente, che le conseguenze individuali e sociali di ogni medium cioè di ogni estensione di noi stessi derivano dalle nuove proporzioni introdotte nella nostra situazione personale da ognuna di tali estensioni o da ogni nuova tecnologia".
Con queste parole Marshall McLuhan (nel suo celebre saggio Understanding Media: The Extensions of Man) presenta la sua tesi, secondo cui il vero messaggio che ogni medium trasmette è costituito anche dalla natura del medium stesso. È quindi la particolare struttura di ogni strumento di comunicazione a renderlo a conti fatti non neutrale, poiché essa suscita negli utenti (o nei lettori, o negli spettatori) determinati comportamenti, atteggiamenti e modi di pensare. L'informazione via rete presenta una struttura comunicativa assolutamente peculiare, che porta al massimo grado le quattro condizioni che, secondo Derrick de Kerckhove, contraddistinguono ogni tipologia di notizia: la tempestività, la novità, la pertinenza e la diffusione pubblica. Non solo: alla notizia su Internet si accede mediante un click del mouse, si "naviga" al suo interno seguendo percorsi e associazioni mentali del tutto soggettive, tracciando centinaia, migliaia di mappe cognitive diverse da utente a utente, ciascuna delle quali appaga un'esigenza specifica. Di conseguenza, se prendiamo per buona l'osservazione di Michael Dertouzos (direttore del Computer Science Lab al MIT di Boston) secondo cui "Il valore della maggior parte dell'informazione è determinato dal valore dei desideri umani che essa aiuta a soddisfare", appare evidente come l'informazione in rete sia un qualcosa di assolutamente prezioso, inestimabile. Ma c'è un modo per misurare questo valore?
La risposta non potrebbe essere più affermativa: nessun media consente come Internet di tenere traccia in modo preciso e dettagliato del rapporto che si stabilisce tra medium e utente, tra editore e lettore, tra creatore/divulgatore della notizia e fruitore finale della stessa. I log-file, i contatori di accessi, i più o meno sofisticati strumenti di tracking disponibili in rete consentono di leggere, descrivere e interpretare le "tracce" che ogni singolo utente lascia in seguito ad ogni articolo letto, ad ogni immagine visionata, ad ogni sito visitato. E' quindi possibile ottenere in pochi istanti notizie dettagliate sull'audience: numero di visitatori, luogo di provenienza, articoli letti, tempo di permanenza, percorsi effettuati. Dati preziosissimi, di cui nessun altro media dispone. Una messe di informazioni così ricca e frastagliata da essere a volte complessa e di difficile interpretazione, e tale da nascondere a sua volta dei pericoli: i rischi maggiori sono rappresentati dal mercato pubblicitario, che (come già avvenne per la televisione) si sta facendo violentemente strada sfruttando a proprio vantaggio i dati disponibili sull'utenza e cercando di piegare la "rete delle reti" alle sue ferree e rigide regole basate sul gradimento del pubblico.
A queste "minacce" Internet oppone la sua struttura dinamica e altamente interattiva, basata non su una passiva fruizione di informazioni ma su un rapporto circolare basato sulla fruizione e sulla rielaborazione dei contenuti recepiti: l'utenza di Internet è qualcosa di strutturalmente diverso dalla platea silenziosa tipica del medium televisivo, e si configura come una vera e propria comunità attiva, in grado non soltanto di scegliere il canale ma anche di rielaborare, approfondire, contestare i contenuti che le vengono presentati per mezzo di strumenti come chat, forum, blog e commenti.
Internet rappresenta dunque il nuovo modo di fare informazione, la nuova incarnazione tecnologica dei giornali, della radio e della televisione? No, è molto di più, e al tempo stesso è qualcosa di profondamente diverso. La "nuova" realtà presentata da Internet modifica alla radice l'informazione stessa, mutandone le caratteristiche strutturali di base, trasformandola da passiva a interattiva: non un "nuovo modo" di fare informazione dunque, ma una "nuova" informazione, dove i tradizionali ruoli del giornalista/divulgatore e dell'utente/fruitore vengono messi in discussione e in una certa misura capovolti o reciprocamente influenzati, dando luce a notizie confezionate non più per il pubblico ma con il pubblico, ovvero parte integrante del pubblico stesso e della realtà sociale di cui sono espressione.
Valerio De Sanctis
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