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Il Raggio
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La questione generazionale
C’è una generazione scomparsa nella storia di questo paese. E’ la generazione degli anni settanta, è la nostra. Ci riferiamo alla fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni. Una generazione assuefatta alla precarietà lavorativa (se non alla disoccupazione cronica), che per il 56,7% (secondo una ricerca del Censis) vive ancora con i propri genitori, in cui solo un giovane su tre possiede un’abitazione di proprietà e che sembra destinata ad un futuro di grave incertezza previdenziale.
E’ difficile pensare che questa situazione, così diversa da quella dei nostri coetanei europei, possa essere spiegata solo attraverso analisi sociologiche e culturali. E’ difficile sostenere che appropriate scelte politiche non possano invertire una linea di tendenza che rischia di sacrificare il futuro di un’intera generazione, con gravi e inevitabili danni anche per lo sviluppo economico del Paese.
Anche per questo crediamo che i giovani non siano esenti da responsabilità. Apparteniamo ad una generazione che ha preferito la via dell’inerzia sociale, che incoscientemente, forse adagiandosi su una situazione di benessere iniziale, ha coltivato la scelta di una colpevole assenza dalla vita democratica del Paese, sacrificando l’impegno civico ad un individualismo senza sbocchi. Gli effetti di questa scelta li conosciamo.
Quanti trentenni (che non siano eredi di grandi famiglie di imprenditori) hanno potuto ritagliarsi un ruolo di prestigio nella finanza italiana? Quanti trentenni ricoprono incarichi dirigenziali nelle Amministrazioni pubbliche? Quanti trentenni possono rappresentare nelle istituzioni le legittime istanze sociali della generazione a cui appartengono, testimoniare col loro impegno la partecipazione di milioni di altri giovani ai processi decisionali del Paese e contribuire a produrre quella spinta al rinnovamento che, in ogni società, è il compito primario delle nuove generazioni?
Oggi raccogliamo i frutti delle nostre scelte precedenti, ma abbiamo anche l’opportunità di trarre vantaggio dalle esperienze che ne sono derivate. E’ tempo per le giovani generazioni di riscoprire passione civile e comunanza d’intenti, maturando finalmente l’umiltà necessaria a condividere progetti, competenze, idee.

Una celebre frase di Rainer Maria Rilke recita:”Il futuro è in noi prima che accada”.
L’idea che il seme del futuro non cada da una mano estranea ma germogli nella coscienza di ogni uomo porta con sé profonde implicazioni etiche e sociali. A dispetto di una società che forse ci preferirebbe passivi e impotenti, i nostri pensieri e le nostre azioni di oggi producono i cambiamenti di domani.
“Il Raggio” è il nostro contributo al cambiamento. “Il Raggio” è la nostra aspirazione ad essere parte attiva, e non spettatori silenziosi, nella vita democratica del paese di cui rappresentiamo il futuro.
 
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