IL TEMPO -
Le riflessioni del seminario di Orvieto ancora aleggiano nell'aria. Ma subito un altro dibattito, un'altra assemblea. Questa volta a meditare sul futuro partito (quello democratico), sulla Finanziaria, sul da farsi (e soprattutto come farlo), rievocando anche vecchi rapporti e vecchie ideologie è Rinnovamento Italiano (Ri), Associazione politico-culturale, presieduta da Lamberto Dini e confluita nella Margherita, pur conservando la sua autonomia.
Ieri si è svolta la convention dell'Associazione, a cui oltre a Lamberto Dini, ha partecipato anche il leader della Margherita, Francesco Rutelli. Chiaramente sul tavolo i temi caldi del momento. Primo fra tutti, il Partito democratico, con un paio di interrogativi frequenti sia nelle parole di Lamberto Dini che in quelle di Francesco Rutelli, vale a dire, «ma come deve essere questo partito?». E soprattutto, «come arrivarci?». Ma non solo. Non è mancata anche qualche critica alla Finanziaria, qualche cenno ai posti per Ri «aspettati ma non arrivati all'interno del Governo, pur avendo le capacità».
Per primo, parla Lamberto Dini, il quale da subito cerca di rispondere agli interrogativi sul futuro Pd. Per lui «i valori liberaldemocratici non devono scomparire nel calderone, tanto più che la prospettiva di sciogliersi nel Pd ha fatto riemergere con forza l'orgoglio cattolico e quello di alcune componenti Ds. Anche noi dobbiamo far sentire la nostra voce», esorta il presidente di Ri. È inaccettabile, dice subito, pensare che il problema della collocazione in Europa del Pd sia rinviato a dopo la sua costituzione. Questa non è una questione semantica, ma la caratterizzazione stessa del Partito democratico in Europa. Nel ricordare che, dopo le europee, i Ds si sono iscritti al Pse e la Margherita ha costituito il Partito democratico europeo, Dini ribadisce che la collocazione del Pd deve essere liberaldemocratica e che questa «questione fondamentale va risolta prima della costituzione del Pd».
Quale deve essere il modello a cui ispirarsi? Dini non ha dubbi. «Al riformismo di Blair e al partito democratico di Clinton per un'Italia del 21mo secolo. Bisogna vedere però, si chiede, se ne siamo capaci». Poi, usando toni forse un po' più moderati rispetto a quelli utilizzati a Orvieto, torna a criticare la Finanziaria definendola «una manovra di riequilibrio e non di sviluppo. Certamente, dice Dini, avremmo voluto che la manovra fosse maggiormente orientata allo sviluppo, come del resto il governo aveva fatto capire con il Dpef. Ma così non è stato». Ed entrando nello specifico dl Tfr il Presidente di Ri, dice che «si tratta di una di quelle partite di giro che non avrebbero dovuto trovare spazio in questa finanziaria. Come si dice, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi». Il Presidente i Ri, quindi, crede necessario fare qualche aggiustamento. Idea condivisa dal leader della Margherita, Francesco Rutelli, pur se continuando a difendere, l'impianto della Finanziaria, che soprattutto «permette all'Italia di puntare al rientro sotto il 3% del rapporto deficit-pil, previsto dal trattato di Maastricht». Sul Partito democratico, riprendendo il filo di Orvieto, il vice premier, rimarca nuovamente che, il nuovo partito non può avere un'impronta «sinistro-centrica». E usando una metafora ribadisce: «Ognuno porterà un ingrediente: l'acqua, la farina e il lievito, per dare vita all'impasto del Partito democratico».
Giancarla Rondinelli
Lunedì, 9 ottobre 2006
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