Il Millennium Ecosystem Assesment è la valutazione dell'Ecosistema del millennio voluta dal segretario dell'Onu Kofi Annan e poche settimane fa presentata congiuntamente da Fao e Wwf. Si tratta di un imponente progetto al quale hanno partecipato 1360 esperti tra studiosi, scienziati e ricercatori e che ha avuto la durata di circa quattro anni. I risultati dello studio rivelano alcune tendenze preoccupanti.
Gli ecosistemi analizzati sono 24 e tra questi 15 evidenziano segni di declino. Nel complesso risulta degradato il 60% dei servizi forniti dagli ecosistemi.
Più in particolare, per quanto riguarda le risorse idriche, dal 1960 ad oggi è raddoppiato il prelievo di acqua da laghi e corsi d'acqua. Attualmente viene utilizzato tra il 40 e il 50 per cento delle acque correnti accessibili, e ciò non sembra ancora sufficiente. Sono infatti due miliardi gli abitanti del pianeta che soffrono di penuria idrica.
Un problema analogo sembra riguardare lo sfruttamento del suolo. Dal 1945 ad oggi sono stati convertiti ad uso agricolo più territori di quanto non sia avvenuto nei due secoli precedenti, ma anche in questo caso i risultati non appaiono sufficienti, per quel che attiene alla capacità di produrre cibo. Tra il 1960 e il 2000 infatti la produzione alimentare totale è cresciuta di circa due volte e mezzo, ma anche la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da tre a sei miliardi. Si stima che nel periodo compreso tra il 2000 e il 2002 siano stati 856 milioni le persone che hanno sofferto di denutrizione, mentre erano 32 milioni nel periodo tra il 1995 e il 1997.
Anche la quantità del pescato è cresciuta fino alla fine degli anni '80, ma è attualmente in declino a causa dell'esaurimento delle risorse. Ormai un quarto delle riserve marine di pesce è sovrasfruttato e in alcune aree la quantità del pescato si è ridotta ad un decimo rispetto alla situazione precedente all'avvento della pesca industriale.
A questo si aggiungono altri dati poco incoraggianti. Dal 1985 è stata utilizzata più della metà di tutti i fertilizzanti a base di azoto prodotti nella storia dell'agricoltura e dal 1960 al 1990 è quasi triplicato l'utilizzo di fertilizzanti a base di fosforo. Dal 1980 a oggi si è perso il 35% delle foreste di mangrovie, il 20% della totalità delle barriere coralline ha subito un degrado e il 20% è andato distrutto. Infine se si guarda al prossimo secolo sono molte le specie che rischiano l'estinzione: il 25% dei mammiferi, il 32% degli anfibi e il 12% degli uccelli.
Sulla base dei dati elencati il direttore generale della Fao Jacques Diouf ha chiaramente affermato che al di là dei problemi immediati il rischio maggiore è quello di "ipotecare il futuro delle prossime generazioni", anche se con una nota di ottimismo ha poi aggiunto che "esistono le risorse per far fronte alla sfida".
Sulla strada da seguire appaiono importanti le indicazioni contenute nelle conclusioni del rapporto, che ci sentiamo di condividere e che meritano di essere riportate integralmente: "La protezione delle risorse ambientali non può più essere considerata come un accessorio extra, da affrontare solo dopo che interessi più pressanti, come la creazione della ricchezza o la sicurezza nazionale, siano stati risolti. L'attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della Terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere le generazioni future non può più essere data per scontata".
Massimo Gradasso
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