La morte di Karol Wojtyla, che fu chiamato sulla cattedra di S. Pietro "da un paese lontano" per traghettare l'umanità nel terzo millennio, offre l'opportunità per alcune brevi riflessioni geopolitiche.
Certamente un merito che va ascritto a questo pontefice è quello di aver contribuito in maniera determinante al risanamento delle lacerazioni europee apertesi in seguito alle due guerre mondiali. A ben guardare questo "miracolo" poteva riuscire soltanto ad un pontefice polacco.
La storia di questo piccolo Stato infatti, è sempre stata costellata da divisioni e occupazioni straniere. Nazione da sempre contesa, la Polonia – solo per restare all'inizio del secolo scorso- ha subito ben tre spartizioni in appena 50 anni. E' un popolo insomma che da sempre sembra destinato a soccombere, vittima ora di questo ora di quell'esercito invasore. Nemmeno l'800 romantico con il principio di "autodeterminazione dei popoli" aveva rispettato la Polonia.
Il paese che ha dato i natali al pontefice è certamente il simbolo del calvario dell'inizio del secolo XX.
Emblematico è stato il patto Ribbentropp-Molotov del 1939, in base al quale Germania e Russia divisero tra loro il territorio polacco: nel settembre del 1939 simultaneamente l'esercito tedesco e quello russo invasero questo paese, determinando il "Casus belli" dello scoppio della II guerra mondiale: Francia e Inghilterra -che precedentemente avevano preso le difese della Polonia- dichiararono guerra alla Germania, e non già anche alla Russia!
Questo è un fatto talmente evidente quanto non sufficientemente rilevato in tutti i libri di storia:
il silenzio dell'occidente su quest'argomento appare pertanto come una pesante censura.
In altre parole due eserciti (tedesco e russo) invasero la Polonia, ma la dichiarazione di guerra fu una sola (contro la Germania).
Questo spiega in buona parte le resistenze da parte russa ai numerosi tentativi del pontefice di tendere la mano agli ortodossi: la Russia, insieme alla Cina, è l'unico stato che il Santo Padre nel suo lungo pontificato non è riuscito a visitare. Sicuramente, però, hanno contribuito a determinare l'atteggiamento della Russia anche le divergenze - troppo profonde e troppo radicate sin dai tempi di Ivan il Terribile (1547)- tra le due diverse confessioni religiose.
Gli Ottomani -a differenza dei terroristi di oggi- erano tolleranti nei confronti degli altri credo religiosi. Nei territori a loro assoggettati, infatti, anche se la conversione all'islamismo veniva incentivata con forti agevolazioni fiscali, era tuttavia tollerata la professione di religioni diverse da quella islamica. Questo non si è mai verificato nel cattolicesimo ortodosso, che anzi pur di ostacolare i cattolici cristiani ha favorito le ondate islamiche verso occidente.
Andrea Riacà
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