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L'Europa rifiuta la regolamentazione giuridica del settore informatico

Con 14 astensioni, 18 voti favorevoli e 608 contrari, il Parlamento Europeo in data 06 Luglio 2005 ha finalmente rifiutato la direttiva volta a istituire la brevettabilità dei programmi per elaboratori elettronici. Ma perché ci stiamo attardando così tanto nella regolamentazione giuridica di un campo cosi interessante come quello informatico?

L'epopea informatica nasce nel XX° secolo, quando i primi elaboratori dati vengono impiegati dall'uomo per svolgere funzioni pratiche della vita comune. Inizialmente era previsto che queste macchine eseguissero solo poche istruzioni, ma ben presto se ne inventarono molte altre. L'interesse scaturito da questo nuovo mondo inesplorato è infatti altissimo e sono molte le persone che ne rimangono affascinate, decidendo di sviluppare attivamente il settore. Si genera così un incredibile progresso tecnologico che oggigiorno invade praticamente ogni aspetto della vita privata. Eppure ancora non ci siamo preoccupati di regolamentarne i limiti?

I primi elaboratori dati, volgarmente detti computer, cominciano a mettere piede nelle case di tutti noi a partire dalla fine degli anni settanta. Con l'attuale accezione del termine non avevano molto da spartire e venivano utilizzati per scopi diversi da quelli moderni: per lo più erano relegati in un angolo della stanza dove giocavano bambini intelligentoni in fase pre-adolescenziale cui piaceva smanettare su macchine dai nomi strani e incomprensibili come Vic 20, Commodore 64, Amstrad o Amiga.
Allora pensare che un giorno saremmo stati in grado di creare una macchina dalle caratteristiche così potenti e versatili come un elaboratore portatile sembrava impensabile. Inoltre dobbiamo considerare che all'epoca molte delle tecnologie che adesso consideriamo scontate (come il cellulare o internet, che in quei tempi si chiamava Arpanet ed era gelosamente custodita nelle mani dei militari statunitensi) non erano ancora note e le effettive possibilità di utilizzo sembravano limitatissime.

Bisogna aspettare il 1981 perché i primi elaboratori dati vengano domati da un linguaggio a stringhe che li renda accessibile almeno ad una maggioranza di adepti: in quel periodo è la società americana IBM a mettere in commercio una macchina dotata di processore 8086 su cui gira la prima versione dell'MS-DOS, sistema operativo riveduto e corretto da un certo William Henry Gates III che lo desume dall'originario Q-DOS.
La fortuna arride a queste persone che continuano a camminare verso la strada del successo mondiale. È il 1985 quando viene lanciata la prima versione di Windows, un sistema operativo a finestre - tanto nel nome quanto nei fatti.
In realtà, così come nel precedente caso MS-DOS, neanche questa volta appartiene a Bill Gates l'idea di sviluppare un tale sistema grafico di interfaccia utente. Gates si limita a mutuare il concetto dai programmatori di macchine Apple.
Di fatto è un successone: chiunque con un paio di semplici "punta e clicca" è in grado di far funzionare un potente strumento di calcolo utile in qualsiasi settore matematico. E d'altronde si sa, la matematica sta un po' dappertutto.
Al dilagare negli ambiti aziendali fa eco la prorompente diffusione di internet su scala casalinga, cosicché Microsoft può permettersi di cavalcare l'onda lunga generata dalla IBM. Gates dimostrando abilità direttive fuori dal comune, riuscendo abilmente a eliminare la concorrenza di aziende più piccole con tattiche al limite della legalità, diventa padrone di un impero commerciale che ancora adesso incarna l'aspetto di un monopolio statale.

In effetti, nonostante la decisione presa dal tribunale europeo contro Microsoft, ancora si attende una legge quadro in materia. È evidente che lo schiacciante predominio monopolistico di Microsoft, i cui canoni operativi e qualitativi non erano paragonabili a quelli di nessun altro elemento, ancora prima che dal punto di vista legale sia ora in discussione sotto l'aspetto tecnico. Microsoft sta perdendo il passo dei più moderni ed efficienti sistemi operativi che vengono fuori dagli ambienti esterni open source.
Già nel 1991 viene rilasciata la prima versione di Linux, un sistema alternativo di interfaccia utente. Inizialmente questo prodotto "libero" era di fatto riservato ai soli addetti, in quanto il suo linguaggio di istruzioni è forse ancora più complesso del vecchio DOS. All'epoca Linux risultava essere una promettente piattaforma molto versatile e dagli sterminati margini di miglioramento, forte di un rapido e continuo aggiornamento gratuito.
Inoltre, nelle più recenti versioni, gli sviluppatori di Linux soppiantano ogni problema di accessibilità con l'aggiunta di una comoda veste grafica sul modello di quella a cui milioni di utenti sono già abituati.
La filosofia cardine di questo innovativo progetto appartiene a Richard Stallman, vero è proprio guru della programmazione informatica, in base alla quale tale incomprensibile stallo legislativo appare addirittura come l'inutile reticenza di un passato trascorso.
Nei dettami di Stallman è germinata una implacabile rivoluzione non violenta che ormai ha travolto ogni tipo di resistenza.

Era il 1983 quando Stallman scrisse il compilatore "GNU C", usato per preparare il kernel di Linux, ideandolo sotto i principi della licenza GPL che impone più o meno letteralmente a chiunque voglia mettere le mani sul frutto del suo lavoro.
In sostanza per i manipolatori del suo linguaggio informatico è giocoforza rendere aperti i codici sorgenti del loro programma.
Il punto di vista di Stallman e le sue forti argomentazioni spingono persone ed associazioni di tutto il mondo all'aderire con il suo dictat o a gravitarne intorno: dalla Free Software Foundation alla Open Source passando per Bruce Perens (dal cui contratto Sociale Debian versione 1.0 scaturisce l'attuale Open Source Definition 1.9) o la Apache Software Foundation.
Proprio quest'ultima, attraverso il progetto Apache2Triad realizzatosi grazie all'encomiabile lavoro del programmatore Vlad Alexa Mancini, ospita alcune delle realtà più appetenti al mondo: il programma di gestione server Apache, i programmatori del linguaggio PHP (utile per la progettazione di pagine dinamiche) e quello MySQL (per l'archiviazione dati relazionale).

È difficile prevedere esattamente il futuro sviluppo del mondo informatico, ma proprio quando il famoso giornale "Economist" assegna il premio per l'innovazione tecnologica dell'anno ad un programma di natura comune alla condivisone dei file, sembra assurdo che lo stato italiano non si sia ancora dotato di precise normative in merito.
In ogni caso, poiché anche recenti commissioni della Comunità Europea continuano a rimarcare la necessità di una maggiore attenzione riguardo all'argomento, riteniamo pressante la necessità di fare chiarezza in merito. Esplorando approfonditamente le materie del Diritto Informatico e in particolare della Proprietà Intellettuale si possono appurare le reali condizioni sotto cui si è operato finora lo sviluppo degli elettroprogrammi, comunemente detti programmi elettronici o software. È fisiologicamente prevedibile che ormai tali leggi debbano essere riviste ed aggiornate, mediante le opportune modifiche volte a stabilire anche nuove normative in grado di recepire tutte le esigenze di un mondo informatico che continua rapidamente ad evolversi.


Daniele Rossini

 
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