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Da cittadini-elettori a consumatori

Delle tante cose che si possono dire riguardo all'ultimo debate fra Berlusconi e Prodi, invito a riflettere gli osservatori sull'inciso finale che il Presidente Berlusconi ha posposto alla promessa di taglio dell'ICI: "Si, avete capito bene!". Dito puntato, sorriso convincente, sguardo diretto negli occhi dello spettatore.
No, non era una televendita trasmessa da Elefante TV, non era in vendita un quadro o un tappeto, bensì il futuro dell'Italia o, meglio, l'attribuzione del compito di governare questa povera "Italietta" per i prossimi cinque anni. Lascio ai più pazienti la ricerca di un qualsiasi personaggio pubblico che possa aver usato una simile espressione; così, a memoria, ritengo che un Berlinguer, un Moro o lo stesso Almirante non la abbiano mai usata...

La visione di tale scena dovrebbe portare ad un'unica domanda: come è possibile che chi aspira a governare il nostro paese adotti un linguaggio da televenditore? Semplice: perché il candidato suddetto è un televenditore. La domanda si ripropone con maggiore forza: ma come è possibile? Cosa è successo nel Bel Paese tale da far sì che si possa pensare di ottenere il favore degli Italiani dicendo "Si, avete capito bene!"? Il regista Nanni Moretti, nel suo "Caimano" dà una risposta, ossia che il Cavaliere di Arcore, con le sue ballerine, con la sua pubblicità, con il suo calcio, con le sue televendite per l'appunto, ha ridotto la nostra società a dei meri consumatori a 360°. È così? Probabilmente tale ricostruzione è perfino riduttiva. Il Cavaliere si è reso mero strumento di quel "Potere" di pasoliniana memoria, il quale già a monte ci ha trasformato da individui a consumatori. Quello che Pasolini, quasi da solo, disperatamente gridava anni or sono, adesso si è pienamente realizzato. Non vi è più spazio per l'individuo, ma per l'uomo-massa. La civiltà dei consumi ha eletto a totem insostituibili i beni superflui, tutto è reclamizzabile, anche il voto. Possibile che l'italica gente si sia ridotta così in basso? E che anzi, più va giù, più affonda e più continua a scavare, e scavare ancora (come ci ricorda l'impresario polacco de "Il Caimano")?

Indubbiamente Berlusconi appare come l'avanguardia di tale "Potere", con il suo sistema di non-valori annesso. Ma le batoste subite dallo stesso alle varie tornate elettorali, che da tre anni a questa parte si sono succedute, mi hanno indotto a pensare che un filo di speranza ci fosse, che ci fosse volontà di cambiamento, che gli italiani si stessero svegliando dal torpore in cui in questi lunghi, lunghissimi 12 anni sono rimasti, che ci fosse voglia di partecipazione elettorale (vedi primarie del centrosinistra), che ci fosse voglia di tornare ad essere cittadini─elettori e non più consumatori... Tuttavia, poi, la realtà mi si è mostrata in tutta la sua tragicità: probabilmente gli italiani non voteranno più per Berlusconi, ma non perché abbiano aperto gli occhi, bensì perché sono più poveri, perché il Paese non è più così tanto bello, perché la nostra economia è a crescita zero, perché, come si dice oggi con pessima terminologia da spot pubblicitario: "ormai la gente non arriva più a fine mese".
Oppure no. Gli italiani forse voteranno ancora Berlusconi per paura che il centro sinistra al governo aumenti le tasse. Non si tratta di riscoprire la necessità di ricercare valori, cultura (ormai ridotta unanimemente a men che disprezzabile culturame), regole, partecipazione. Il vero ago della bilancia della nostra schedina elettorale è la verghiana "Roba"!
Macchiavelli consigliava al principe, un po' di tempo fa, di "astenersi dalla roba d'altri; perché li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio". Triste considerazione, ma troppo vera considerazione. E allora "sdimentichaimoci" nostro padre per arrivare a fine mese.


Roberto Savelli

 
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