Se il ministro Bersani dà notizia del suo esser figlio di artigiani come circostanza sufficiente ad escludere la volontà di danneggiare la categoria, modestamente io posso fregiarmi del titolo di esser figlio di tassisti per esprimere qualche considerazione sui fatti di questi giorni e per dire agli amici tassisti che sbagliano.
Sbagliano nel metodo. Il sacrosanto diritto di sciopero e di manifestazione delle proprie idee va certamente riconosciuto a chiunque, e questo è anche banale sottolinearlo, ma quando si svolge un servizio pubblico (tecnicamente servizio di pubblica utilità) per scioperare bisogna rispettare delle regole, tant'è vero che, quando i macchinisti delle nostre metropolitane incrociano le braccia per pochi euro in più in busta paga, devono garantire delle fasce orarie in cui il servizio venga comunque assicurato. Perciò, che gli amici tassisti smettano di ripetere compulsivamente davanti allo specchio "Hai detto a me?".
Sbagliano nel merito. Perché le riforme proposte dal governo, non mirano a colpire una fetta di elettorato notoriamente ostile, bensì ad introdurre in settori inconsuetamente chiusi (anche per la nostra stessa società medieval-corporativa) dei basilari principi concorrenziali che l'Europa ci chiede a gran voce e che costituiscono per gli stessi tassisti una grande opportunità da sfruttare con iniziativa e voglia di fare.
Sbagliano perché non è pensabile poter pretendere la tutela di quelli che non sono altro che privilegi. Infatti costituisce privilegio la circostanza che, mentre in qualsiasi altro settore chiunque può mettere su un'impresa, cercare di ingrandirsi, assumere dipendenti (vedi il trasporto di persone NCC-"noleggio con conducente"), nel servizio di trasporto Taxi ciò non possa avvenire.
Sbagliano perché la riforma, comunque, li favorirà permettendo ai più intraprendenti di associarsi, ingrandirsi, assumere dipendenti, arricchirsi (legittime aspirazioni per chi spende, almeno a Roma, 200.000 euro – al fisco fino a questo momento pressoché ignoti – per l'acquisto di una licenza Taxi) lasciando a coloro che perseguono finalità più minimaliste la possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro beneficiando della redistribuzione di una quota dei proventi che entreranno nelle casse comunali a seguito dell'emissione delle nuove licenze.
Sbagliano, perché il paese non può più sostenere i costi della protezione di settori sino a questo momento garantiti. Certo, il governo non potrebbe (e crediamo che non lo farà) limitarsi ad introdurre principi concorrenziali solo per i traghettatori del traffico (e per le altre categorie individuate dal decreto), tralasciando in protettive campane di vetro il settore del pubblico impiego, dove ancora residue sacche di resistenza pretendono la difesa degli ultimi privilegi (sempre meno per la verità); riguardo a ciò, va guardata con interesse la proposta proveniente dalle file della maggioranza, di prepensionamento coatto (con i metalmeccanici si può e con gli statali no?) dei dipendenti che abbiano maturato i requisiti per la pensione di anzianità, ma non di vecchiaia, e l'assunzione di nuovo personale con sostituzione di due nuove unità per ogni dieci che vadano in pensione, con risparmio di costi per lo Stato, miglioramento del servizio (due dipendenti giovani, qualificati e motivati rendono un servizio migliore di dieci stanchi, prossimi alla pensione, demotivati) e sostegno dell'occupazione giovanile.
In ogni caso, non si può che notare con piacere che il governo di centro-sinistra italiano, con queste iniziative, si sta ponendo all'avanguardia delle forze politiche di centro-sinistra occidentale, spostando il proprio baricentro dalla tutela operaia contro il padronato, alla tutela di chi è soggetto alle regole ordinarie (concorrenza, ecc.) contro i gruppi che cercano di mantenere posizioni di favore. Caduti muri e cortine di ferro, venuta meno la stessa identità di forze in precedenza saldamente ancorate ad ideologie da ritenersi ormai relegate ad epoche passate, la tutela dei consumatori contro il privilegio può ritenersi lo strumento utile per la riconvenzione degli eredi di Gramsci e Turati, altrimenti condannati a scomparire, ripetendo come il "Nexus-6" di "Blade Runner": "Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire..."
Roberto Savelli
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