Il regista Ferzan Ozpetek ritorna con una storia di conversione morale, quanto mai originale considerando un panorama cinematografico pieno di coppie scoppiate e canovacci collaudati, ma tuttavia recuperata senza troppi meriti da grandi regie del passato.
Protagonista è la crisi esistenziale della fredda industriale Irene (Barbara Bobulova), che scopre l'altruismo grazie ai ritrovati e surreali ricordi della madre e ad una incredibile bambina, Benny (Camille Dougay Comencini), capace di grandi gesti d'amore e capace anche nella recitazione (superiore a quella della monoespressiva Bobulova).
Si innesca dunque la rappresentazione di un accorato messaggio di apertura incondizionata al prossimo, in bilico tra altruismo e follia. Il tutto ci richiama la storia di S. Francesco, omaggiando Pasolini ("Teorema") e ancor più Rossellini ("Europa 51") in un modo però eccessivo, con dialoghi surreali dalla grammatica perfetta e personaggi impeccabili nei comportamenti da iconografia sacra e nell' aspetto da attori più che da preti e barboni.
Rimangono senz'altro degni di influenzare il pubblico una musica realmente estatica e un messaggio che resta pur sempre non trascurabile...
Claudia Claroni
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