Claudio Abbado nell'anno 2003 ha rifondata la «Lucerne Festival Orchestra». Nel 2004 è giunto a Roma per dirigere l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella «Nona» del prediletto Mahler. Ed ora il settantaduenne maestro torna nella capitale, al Parco della Musica, per guidare la «Lucerne Festival Orchestra» nell'àmbito d'una serie di pregiandi concerti, dal 6 al 12 ottobre, che lo vedranno protagonista insieme ai pianisti Maurizio Pollini e Martha Argerich, ai solisti della stessa Orchestra elvetica ed alla «Mahler Chamber Orchestra» sotto la bacchetta dal giovane e celebrato inglese Daniel Harding. L'Accademia ceciliana può andar fiera dell'evento: ed i romani goderne in spirito. Tuttavia la musica ha da essere amata di per sé, non già in relazione ai suoi interpreti, altrimenti si rischia di cadere in una plebea forma d'idolatria divistica che aliena o distorce l'ascolto: come quando si sproloquia, metti, «la "Bhoème" di Maazel» (una volta i comuni mortali ritenevano che fosse di Puccini). Ma per altro verso è fuor di dubbio che un interprete di vaglia rischiara ed esalta il significato delle opere interpretate: ad esempio, mai piu si potrà dimenticare proprio quella «Nona» mahleriana che Abbado diresse in cifre sublimi e sconvolgenti l'altr'anno all'Auditorium di via della Conciliazione, e siamo certi che nessuno, fra quanti l'hanno allora ascoltata per la prima volta, è rimasto insensibile al fascino trascendentale impressole da Abbado. Era stato Arturo Toscanini, abbandonato il Festival di Salisburgo sotto la tirannia del regime nazista, a fondare nel 1938 il complesso strumentale di Lucerna, che avrebbe in sèguito ospitato sul podio, fra altri illustri, i due massimi direttori del Novecento: diciamo Wilhelm Furtwaengler e Herbert von Karajan. E Abbado questo complesso strumentale l'ha rigenerato nei nostri tempi dopo la gloriosa esperienza alla testa dei «Berliner Philharmoniker», e dopo la grave malattia patita. Ne fanno parte eccellenti professori delle orchestre europee: e non è che una fra le orchestre fondate dal maestro lombardo: dalla Ecyo alla Filarmonica della Scala, dalla Mahler Jugend Orchestra alla Chamber Orchestra of Europa.... Sarà Abbado ad aprire la kermesse concertistica quirite con la «Settima» di Bruckner ed il «Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in do maggiore» di Beethoven, solista l'argentina Martha Argerich: donna temperamentale, pianista dagli ardori tumultuanti ma stilisticamente acconcî. E sarà Abbado ancora, l'11 e 12 ottobre, a coronare la manifestazione con la «Settima» di Mahler e con il «Concerto per pianforte e orchestra in la minore» di Schumann, avendo per solista Pollini, suo fraterno amico di sempre (ma la sera dell'11 sarà contemplata nel programma anche la «Prometeo suite» di Luigi Nono, commessa all'elettronico SWR-Experimentalstudio di Friburgo. L'altra rinomata bacchetta, quella di Harding ritenuto l'allievo prediletto el'ideale successore dello stesso Abbado, si cimenterà l'8 ottobre nella «Quarta» di Brahms e nel «Concerto per violino e orchestra» di Elgar, solista Kolja Blacher; e il 9 ottobre nella «Quarta» di Mahler e nella «Kammersinfonie n.2 op.38» di Schoenberg. Appuntamenti ghiotti, a tacere degli altri cameristici affidati ai solisti dell'Orchestra di Lucerna.
Hendrik Garesio
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