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Il cinema noir - parte 2

Con il 1955 si chiude l'epoca dell'hard-boiled classico, il cui esordio risaliva al 1941 con "Il Falcone Maltese" di John Huston. Questo genere conobbe , secondo lo schema di Schraeder, tre fasi nello sviluppo stilistico. La prima (1941-46) è l'epoca del detective privato, caratterizzata da ambientazioni fatte in studio e dal predominio della parola sull'azione ("Il Mistero del Falco", "La donna del ritratto", "Il grande sonno").
Nella seconda fase (1945-49) i toni della narrazione sono spostati verso un maggiore realismo, in cui vengono rappresentate la violenza suburbana, la corruzione della politica e della polizia ("A sangue freddo", "Forza Bruta", "La città nuda").
Nella terza ed ultima fase (1949-55) si cerca la rappresentazione della psicosi e degli istinti omicidi ("La sangunaria", "Un bacio e una pistola").
Se durante questo periodo il cinema hard-boiled era stato influenzato da "Quarto potere" di Orson Welles, per quanto riguarda la profondità delle immagini,il chiaroscuro della fotografia e l'utilizzo della tecnica dell'io narrante, diversi saranno i canoni stilistici degli anni '60. Viene, infatti, eliminata sia l'oscurità, in favore di un'immagine più luminosa, sia la profondità, alla quale si preferisce l' immagine appiattita ("Detective's story" di Jack Smight).

Negli anni '70 sono almeno due i film importanti: "Chinatown" (1974) di Roman Polanski e "Marlowe, il poliziotto privato" (1975) di Dick Richards. Il primo rievoca, senza divagazioni nostalgiche, le atmosfere dei romanzi di Chandler, divenendo un modello nel campo della rivisitazione del cinema nero. Il detective protagonista (Jack Nicholson), caratterizzato dal solito umorismo pungente chandleriano, si muove in un mondo corrotto, dove la presenza del male, rappresentata dal capitalista John Huston, serpeggia dappertutto in maniera ossessiva. Alla fine Nicholson riuscirà a far luce su una vicenda dietro alla quale si cela anche uno scandalo a sfondo sessuale.
Il secondo, invece, è tratto direttamente da un'opera di Chandler ("Addio mia amata"), in cui Robert Mitchum, già interprete di tante pellicole "nere", veste per la prima volta i panni di Philip Marlowe. Mitchum è, dopo Bogart, l'attore che ha saputo rappresentare meglio il detective privato di Chandler. Il suo Marlowe è, però, molto diverso da quello delle opere letterarie: cinico, disincantato, vecchio e appesantito. Richards ricostruisce le vicende del libro in una Los Angeles costruita, sapientemente, in maniera tetra e squallida.

Dagli anni '70 in poi emergono diverse tendenze: l'eroe individualista in conflitto con la comunità ("Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo", "Il giustiziere della notte"), gli stravolgimenti schematici ("Velluto blu"), fino a giungere ai linguaggi più spettacolari e pirotecnici ("Face/off") o, al contrario, al minimalismo (Pulp Fiction) più recenti.


Francesco Claroni

 
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