Un uomo in una cella (Clive Owen), una New York bella e assolata come solo Spike Lee sa vederla, una banca (la Manhattan Trust), un poliziotto (Denzel Washington) e una banda di imbianchini. Questo vediamo all'inizio ma niente è come sembra e così, tra una strizzatina d'occhio a Un pomeriggio di un giorno da cani e ai polizieschi anni '70, assistiamo a quella che è la più classica delle rapine in banca a New York secondo il punto di vista del regista di Fa la cosa giusta. La novità è che fin dall'inizio siamo avvertiti che c'è stato un intoppo ma il come e il chi lo scopriremo alla fine.
Nella sua ultima opera, Spike Lee esplora il film di genere come solo lui sa fare, con uno stile perfetto che non si adatta semplicemente alle regole classiche, e racconta la storia di un colpo in banca del quale da subito conosciamo tutti i particolari o almeno così sembra. Inside man è un film d'azione che gioca molto sulla psicologia dei tre protagonisti principali, interessante al riguardo la partita a tre che si instaura tra il carismatico rapinatore mascherato Dalton Russell, assediato con la sua banda e un gruppo di ostaggi all'interno della banca, lo smaliziato poliziotto Keith Frazier, accusato dai suoi superiori di appropriazione indebita e con il difficile compito di negoziare in una situazione che si fa via via più intricata, e la misteriosa e sfavillante broker interpretata da Jodie Foster, amica del sindaco e di tutti gli uomini potenti della città che, come lei stessa afferma, "ha fatto strada raccogliendo amici" che ha il delicato compito di risolvere una situazione altrimenti indecifrabile (ricordate il Wolf Harvey Keitel di Pulp Fiction?).
La storia si regge su una serie di ricatti incrociati che nascono come incastri di scatole cinesi e sono tesi a nascondere la verità di quello che è l'"inside man" del titolo, un uomo molto potente, con un passato molto oscuro. Inside man è però anche un film morale e politico, che mostra con una sottile ironia molte delle tematiche sollevate dal post 11 settembre, quali i conflitti razziali e la paura, sia essa quella che viene dai complotti dei piani alti o sia quella che viene dal depistaggio come mezzo d'azione politica.
Marco Maroscia
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