Presentato ufficialmente da pochi giorni, e disponibile esclusivamente in rete, il primo minifilm della Pirelli si dimostra già in grado di far chiacchierare, e quindi, conseguentemente, di raggiungere almeno in parte i proprio scopi.
Si tratta a tutti gli effetti di un cortometraggio; durata ed interpreti di spicco (John Malkovich e Naomi Campbell) sottolineano la forma prettamente cinematografica del prodotto (come del resto la scelta di anticiparne l'uscita con un trailer), ma la finalità pubblicitaria resta naturalmente palese, seppur in forma più implicita rispetto allo spot tradizionale.
La trovata dell'esorcismo praticato su una quattroruote è originale, per quanto possa essere prevedibile il ruolo centrale rivestito dalle gomme Pirelli all'interno della trama; la regia è indubbiamente studiata, come l'attenta fotografia che ritrae una Roma notturna e spettrale. Nulla di male si può poi dire sull'interpretazione dei protagonisti; John Malkovich si rivela un esorcista convincente, così come la Campbell nei panni del diavolo risulta conturbante al punto giusto.
Ma l'aspetto più interessante del minifilm risiede forse proprio nella sua natura pubblicitaria; la rivendicazione di una qualche forma artistica da parte di uno spot che si propone, come il minifilm Pirelli, non nella forma martellante della pubblicità di massa, ma su richiesta (the Call è disponibile esclusivamente su Internet) implica una presa di posizione di stampo mecenatistico da parte di una grande azienda, e di fatto simili episodi non sono nuovi alla recente politica di diverse multinazionali.
Tradizionalmente, il mecenatismo più o meno illuminato si è sempre ricondotto ad uno sfoggio di potere da parte di chi finanziava l'artista; in questa ottica il passaggio dello spot a status symbol sottolinea l'importanza sempre crescente dell'immagine anche in campo economico, concedendo tuttavia alla fruizione una stima maggiore rispetto ai modelli pubblicitari passati.
Di fatto si può dire che una notevole porzione degli spot che si vedono quotidianamente in televisione mirano, o vorrebbero poter mirare, ad un rapporto quasi subliminale con il pubblico; partono dal principio di essere creduti sulla parola o, se anche così non fosse, confidano che alla lunga la ripetizione costante dello stesso messaggio possa portare la mente esasperata di chi lo sente in continuazione ad accettarlo.
Puntare sull'arte è una manovra più sottile, ma più rispettosa dell'intelligenza e della volontà dei fruitori; rendere una pubblicità (qualunque sia la sua forma) apprezzata e ricercata attira l'attenzione in misura meno invadente ma molto probabilmente superiore rispetto ad un messaggio ripetuto all'infinito.
E poi, in ogni caso, tutti possono tranquillamente godere del cortometraggio "the Call" pur senza avere intenzione alcuna di acquistare prodotti Pirelli; non bisogna scandalizzarsi se l'arte sembra piegarsi, ora come in passato, alle richieste dei potenti, poiché essi con il tempo scompaiono, e l'arte rimane.
Fabia Scali-Warner
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