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Cinema: Terkel

La Prima Media vista attraverso gli occhi di Terkel, ragazzino danese alle prese con i tipici problema dell'adolescenza: il bullismo dei compagni, la cronica assenza dei genitori, la segreta corte di una compagna di classe, un generale senso d'inadeguatezza alla vita.
Interessante esperimento di animazione nord europea, questo cartone animato in 3D rifà per molti aspetti il verso agli irriverenti compagni di oltreoceano, avvicinandosi però più allo stile "politically uncorrect" di " South Park" e dei "Griffin", che alla satira socio-politica dei fratelli maggiori "Simpson".

Terkel è un ragazzino di undici anni, della middle class europea: villetta monofamiliare, famiglia composta dai genitori più una sorellina minore, migliore amico apparentemente cinico.
Improvvisamente però, due eventi scuotono la giovane esistenza del protagonista: il suicidio della compagna di banco segretamente innamorata di lui e la comparsa, dopo il triste episodio, di messaggi di morte a lui rivolti.
Il film si snoda attraverso i fatti, le ansie e le paranoie di un ragazzo alle prese con uno degli eventi più scioccanti della vita: l'adolescenza.

Tra genitori cronicamente assenti (una madre tabagista ed un padre che si esprime a monosillabi), compagni di scuola che sembrano, per cinismo e cattiveria, degli adulti in miniatura (mai esitanti a ricorrere alla violenza ed alla sopraffazione per ottenere piccoli vantaggi, sempre pronti a vivere nel disprezzo e nel menefreghismo) il punto di forza di questo progetto sta proprio nell'essere una summa dei peggiori vizi sociali delle comunità occidentali.
Gli intermezzi musicali, poi, sono una divertente spiegazione dei sentimenti dei ragazzini, una sorta di voce interiore che li porta ad esprimere, attraverso la canzone, ciò che provano.
Ed anche i momenti più splatter, tra sangue, carne e motoseghe (ricordiamo che il film è vietato ai minori di 14 anni), non impediscono di sottolineare la cinica ironia dell'opera.

Il sospetto di un'operazione furbetta è dietro l'angolo: dall'ammiccamento alle commedie splatter teen così in voga negli States al senso di generale (e calcolata?) cattiveria che pervade tutta l'opera.
Ma se da una parte l'eccessiva ostentazione di cinismo induce al sospetto che tutto sia studiato a tavolino (perché il cartone animato cattivo va di moda), dall'altra il film conserva comunque la sua vena graffiante: nelle relazioni parentali inesistenti, segnate come sono da una totale incomunicabilità (vedere ad esempio la figura dello zio "lupo di mare", rude, sboccato e violento, che puntualmente ignora i segnali di disagio del giovane Terkel), nelle dinamiche tra bambini viziati (illuminante la storia del povero bambino thailandese, narrata dal professore fricchettone nell'indifferenza generale della classe) nell'ostentato disprezzo per il prossimo dei giovanissimi protagonisti. Ebbene proprio in queste caratteristiche fanno del film una sorta di "noi siamo così".
L'adattamento di "Elio e le storie tese" si rivela azzeccato, prestando ai personaggi un intercalare milanese che enfatizza bene l'eccessiva "scioltezza" dialettica della banda di adolescenti.
Cameo di Claudio Bisio (interpreta il monotono: " No" del padre di Terkel).
In definitiva la pellicola, separato l'utile dal dilettevole, il furbetto dal sincero, rimane semplice intrattenimento, non affondando mai il colpo nella critica sociale e lasciando troppo spazio alla parolaccia fine a se stessa, alla "carne" da ostentare solo per il piacere di mostrare.
Piacerà ai ragazzi. Un po' meno ai genitori.


Valentino De Luca

 
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