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Vasco Rossi non si smentisce e, seppur indossando la toga di rigore per l'occasione, anche se con cappellino verde militare in testa, dopo aver ricevuto dalle mani del rettore il diploma di laurea, ha tenuto la sua lectio doctoralis, il suo intervento da dottore, che ha intitolato: "Una laurea per me? Non me l'aspettavo eh?!".
Accolto da applausi e cori degli studenti dell'università Iulm che lo hanno aspettato per ore in Aula Magna per la cerimonia di consegna della laurea honoris causa in Scienze della comunicazione, Vasco Rossi per prima cosa ha salutato con un caldo abbraccio la scrittrice e critica letteraria Fernanda Pivano, che ha ricambiato con grandi sorrisi.
Poi, durante il suo intervento, il Blasco ha detto: "Mi diverto molto a prendermi in giro, a denudarmi davanti a tutti e a confessare le mie debolezze e i miei errori. Trovo una solidarietà che mi entusiasma e mi consola. Siamo esseri inutili e imperfetti, travestiti da saggi e arroganti artefici del nostro destino. Ci raccontiamo balle tutto il giorno".
Il rettore dello Iulm di Milano, Giovanni Puglisi, nel conferire il titolo accademico al "dottor Rossi" ha detto che la laurea, ogni laurea, "costituisce il momento e l'atto finale di un percorso di vita e di studi che i giovani seguono per acquisire competenze culturali e professionali mentre il riconoscimento honoris causa taglia tutto il percorso di studi curriculari e va all'atto finale, assumendo in esso, la vita e le opere del laureando, per la loro unicità e per la loro esemplarità".
"Vasco Rossi", ha proseguito Puglisi, "ha saputo attraversare l'universo della comunicazione, nel corso dei suoi lunghi anni di attività separando con intuitiva intelligenza la sua vita di uomo di provincia, carico e ricco di virtù e di vizi, di debolezze e di orgogli, di timori e di aggressività, di manipolazioni e di successi strepitosi, dalla sua vita artistica, di uomo della comunicazione a tutto tondo, di modello di espressione e di modo di essere".
La laudatio del cerimoniale che ha illustrato i meriti acquisiti da Vasco Rossi, è stata tracciata da Marco Santagata, professore ordinario di Letteratura italiana presso l'Università degli studi di Pisa e grande amico di Vasco. "Vasco non è immobile", ha osservato Santagata, "fissato per sempre nell'immagine che ha dato di sé negli anni '80: il fondo ribellistico nel corso degli anni si è progressivamente tramutato in disillusione, pur attenuata da qualche concessione al politico. Eppure, non sono cambiati né il tono, pessimista e doloroso, né la sostanza, creaturale, delle cose che dice. Il successo e la maturità non lo hanno intaccato. L'io debole della giovinezza, quello imprigionato nei suoi amori fallimentari, nella sua ribellione senza oggetto, nell'insoddisfazione per la vita, è rimasto debole anche dopo l'arrivo della maturità e del successo".
Un successo che si rinnova a ogni appuntamento live. Il suo ritorno all'Autodromo di Imola, sull'imponente palco dell'Heineken Jammin' Festival, venerdì 10 giugno, ha già fatto registrare il "sold out" in prevendita. Il rocker di Zocca vi aveva già partecipato nel '98 davanti a 120.000 persone e nel 2001, cantando per 150.000 fan.
Quasi a voler sancire il titolo ricevuto, in questi giorni Vasco Rossi pubblica il libro "Le mie canzoni" (Mondadori, 26 euro, in libreria dal 17 maggio) che contiene tutti i suoi testi. Una raccolta di 132 brani da "Jenny è pazza" a "Buoni o cattivi", insieme a un dvd con alcune canzoni registrate dal vivo.

La Repubblica
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