Cinema: L'amico di famiglia -
Non è un film per stomaci deboli. A dispetto del titolo, tutto è fuorché un film per famiglie. Il protagonista è l'usuraio di un piccolo paese dell'Agro Pontino; ed in questa scelta poco convenzionale dell'antieroe della pellicola si esplicita già da subito la poetica del regista, particolare ed oscillante tra l'iperrealismo ed il surreale.
Il tono del film è palesato sin dai primi minuti dalla colonna sonora aggressiva e puntuale, gestita con grande maestria; l'accostamento delle sonorità più aspre e sperimentali del rock con un contesto sociale di arretratezza e degrado, morale prima ancora che ambientale, rispecchia la contraddizione tra la modernizzazione incipiente ed un'evoluzione culturale ed economica ancora incompiuta. Contraddizione sintetizzata nell'immagine del vecchio e logoro usuraio che gira per la spiaggia o per i parchi cittadini armato di metal detector, alla disperata ricerca di spiccioli o orologi perduti.
L'amico di famiglia tende infatti a parlare per immagini, più che per eventi. La trama parte dalla prima scena per proseguire come una linea diretta fino all'unica conclusione possibile ai fini di una coerenza estetica interna, eppure in ogni gesto dei personaggi è simbolicamente racchiuso un universo morale che in fin dei conti racchiude ognuno nel territorio incerto del compromesso.
Naturalmente ciò è reso possibile non solo dall'occhio perforante della telecamera, che il regista Paolo Sorrentino gestisce con spregiudicata sicurezza, ma anche dalla bravura degli attori, tutti. Una recitazione da meno non avrebbe potuto comunicare la complessità delle emozioni che turbinano sotto la superficie del dialogo e delle battute, perché L'amico di famiglia non vuole essere un film di denuncia, o peggio un film retorico, quanto uno sguardo sull'ambiguità di ogni rapporto sociale, necessariamente basato su convenzioni spesso incoerenti o dimenticate. Va quindi detto che se il compito era difficile, il cast recitativo è stato non solo all'altezza, ma anche eccellente.
La recitazione non è forzata anche perché ne L'amico di famiglia nulla è ciò che a prima vista appare; o meglio, spesso ciò che appare è solo la punta dell'iceberg che nasconde visioni ben più inquietanti. Da ciò deriva la densità e la pesantezza della pellicola; L'amico di famiglia non è un film leggero, non è un film allegro, ma è un bel film, per le scelte coraggiose di rappresentazione, per l'assoluta mancanza di retorica, per la sapienza tecnica del regista.
Tuttavia il film ha anche un altro pregio; nonostante (per fortuna e coerentemente con l'estetica del film) manchi il lieto fine hollywoodiano, non si può dire che finisca "male". Sorrentino ha voluto rappresentare la vita in questo suo lavoro; la vita reale, con le sue situazioni surreali, il suo degrado ed i suoi momenti belli e poetici (pochi).
E giustamente qualsiasi cosa accada, la vita continua.
Fabia Scali Warner
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