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Il Raggio
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MiRaggio marocchino -
Una delle 44 foto che compongono la prima personale di Andrea R. dal titolo "MiRaggio marocchino" e che saranno esposte presso il Pontificio Istituto Maestre Pie Filippini a Largo S. Lucia di Filippini n. 20 dal 21 al 26 aprile.
La mostra sarà inaugurata giovedì 21 aprile con il seguente programma:

Ore 18 – Ingresso alla mostra

Ore 19 – Dibattito dal titolo:"Pluralismo culturale e dialogo tra popoli nell'area del Mediterraneo. Il Marocco: estremo occidente del mondo arabo".

Concluso il dibattito è previsto un rinfresco a base di prodotti tipici del Marocco.


"Non è stato un viaggio programmato per raccogliere documentazione fotografica utile all'allestimento di una mostra. Non è successo nulla di straordinario – nel senso comune del termine - eppure ogni giorno è stato un piccolo miracolo, un continuo succedersi di emozioni sempre più forti. Gli scatti sempre più freneticamente sono andati intensificandosi e le fotografie hanno preso la forma delle mie dense emozioni.
Il risultato ottenuto non vuole essere affatto una guida di viaggio, né pretende di essere la spiegazione di un paese o la storia di una civiltà.
Non mi ero dato alcun itinerario, ho seguito sovente la sola logica della chiacchiera occasionale o del consiglio di qualcuno appena conosciuto. Sapevo di volermi fermare qualche giorno a Marrakech e a Fes, attraversare l'Atlante per discendere lentamente fino al Sahara, e poco più. Dunque era un viaggio affidato in buona parte al caso, prima che conoscessi il proverbio berbero: le hasard est toujours mieux qu'un rendez-vous.
Se le fotografie scattate nel corso di un mese mi hanno indotto a prendere in considerazione l'idea di allestire una mostra, ciò si deve, credo, al fatto che dalla somma di tutte queste casualità alla fine emerge un canto corale.
Sullo sfondo drammatico della povertà e della precarietà, di situazioni politiche minacciose e di condizioni di vita estreme, in una natura sovraumana e omicida - una natura che è divenuta omicida anche per l'azione devastatrice dell'uomo -, su questo sfondo aleggia la melodia diffusa di una gentilezza e di un'ospitalità straordinarie.
La solidarietà cordiale che regna presso di loro, in seno a ogni piccola comunità, e l'ospitalità nei confronti del forestiero – che noi abbiamo dimenticato ormai da tanto tempo- sono straordinarie se ci si dimostra modesti e rispettosi.
Un viaggio, dunque, all'insegna della scoperta, immersi totalmente in una regione che ancora non conosce il turismo di massa, e tra persone che ancora reputano sacra l'accoglienza al viandante.
La nostalgia del deserto del Sahara mi accora; malgrado il rispetto e il terrore che incute tale nome, un giorno o l'altro dovrò ritornare là.
Questo non è un viaggio che si possa fare impunemente.
La mostra come testimonianza e forse penitenza. Suggello di amicizia e di ringraziamento".



Andrea R.
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