Giovedì 5 maggio, vincendo le elezioni britanniche, Tony Blair ha ottenuto uno storico terzo mandato. Sui 646 seggi della Camera dei Comuni il Labour ne ha ottenuti 356 (il 35,2% dei consensi), perdendone tuttavia 47 rispetto alle precedenti elezioni. I conservatori escono sconfitti dalle urne, ma avanzano di 33 seggi conquistandone 197 (32,3%). Il loro leader Michael Howard, ha annunciato che si dimetterà non appena il partito avrà scelto un nuovo leader.
Guadagnano undici seggi portandosi a 62 anche i liberal-democratici (22,1%) di Charles Kennedy.
I laburisti trionfano nelle città e nei grandi agglomerati urbani sia in Inghilterra, che in Galles e in Scozia, i conservatori dominano nelle contee inglesi di campagna del centro-sud, mentre i liberal-democratici stabiliscono i loro feudi in Scozia, nel Galles centrale e in Cornovaglia.
Gli analisti politici concordano nell'attribuire buona parte del merito per la vittoria elettorale di Blair al Cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown. Secondo gli osservatori più accreditati è ormai prossimo il momento di un cambio della guardia al vertice del Labour e già a metà del proprio mandato Tony Blair potrebbe farsi da parte per lasciare al collega di partito la guida del governo.
A confermarlo sembrerebbe essere la pacata soddisfazione che trapela dalle parole dello stesso premier. "Penso che possiamo essere orgogliosi di ciò che abbiamo raggiunto", ha commentato dopo la vittoria Tony Blair, affrettandosi ad aggiungere, riguardo al calo di consensi del proprio partito: "È chiaro, i britannici volevano un ritorno dei laburisti al governo, ma con una maggioranza ridotta. E noi dobbiamo rispondere a questa domanda responsabilmente".
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