Il consolato italiano di Bengasi preso d'assalto da una folla di un migliaio di persone - Una protesta contro l'iniziativa del ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, che ha indossato nei giorni scorsi una maglietta anti Islam sulla quale era stampata una delle vignette satiriche su Maometto.
I sei funzionari del consolato stanno tutti bene, come confermato anche dalla Farnesina. Durante i tafferugli i manifestanti, che non hanno comunque raggiunto l'edificio, hanno dato fuoco a tre o quattro vetture dei funzionari, tra le quali quella del console Giovanni Franco Maria Pirrello, che per motivi di sicurezza è stato portato via dalla polizia. "I manifestanti erano un migliaio e le forze dell'ordine, una sessantina di agenti, sono state praticamente travolte", ha raccontato lo stesso Pirrello. "Era noto che ci sarebbe stata una manifestazione in Libia e tra l'altro - ha spiegato il diplomatico - oggi è venerdì. Certo - ha aggiunto - che l'opinione pubblica libica fosse risentita è senz'altro vero ma non ci attendevamo una manifestazione così violenta".
La polizia sarebbe intervenuta "energicamente" per disperdere la manifestazione, usando anche le armi. Undici persone sono morte, secondo fonti del governo libico, e si parla almeno di cinquanta feriti, alcuni in gravi condizioni, tra i libici.
Su richiesta dello stesso Presidente del Consiglio, Roberto Calderoli si è dimesso, lasciando l'incarico che ricopriva dal luglio del 2004 al dicastero delle Riforme. La decisione è giunta al termine di un vertice tra lo stesso Calderoli e Bossi, a Gemonio, alla presenza anche di Maroni. Con un comunicato ufficiale Calderoni ha spiegato le ragioni del suo gesto nel quale denuncia una "vergognosa strumentalizzazione" anche da parte della Cdl e ribadisce la volontà di condurre "una battaglia sui valori", pur precisando che non era sua intenzione "offendere la religione musulmana" né di essere di "pretesto alla violenza" in Libia.
Nelle ore precedenti l'annuncio delle dimissioni, richiami alla responsabilità da parte di Calderoli erano arrivati da tutte le parti politiche e, anche se indirettamente, dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Chiuso il caso Calderoli, il governo cerca ora faticosamente di riallacciare i fili con il mondo arabo. Palazzo Chigi ha riferito di una telefonata "lunga e amichevole" avvenuta tra Berlusconi e il leader libico Gheddafi. Al termine del colloquio, i due leader "hanno pienamente convenuto - sottolinea la nota - sul fatto che il grave episodio non deve in alcun modo ripercuotersi negativamente sulle amichevoli relazioni tra Italia e Libia e sul loro ulteriore sviluppo".
Il vicepremier Fini si è inoltre recato in visita alla moschea di Roma a Forte Antenne "per ribadire che rispettiamo ogni religione e pretendiamo identico rispetto". "Si tratta - ha spiegato il ministro degli Esteri - di un momento in cui occorre massimo senso di responsabilità e nervi saldi".
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