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Domenica 29 maggio il 54,87% dei francesi ha detto no alla Costituzione europea (15.422.659 voti) contro il 45,13% che si è pronunciato per il sì (12.686.732 voti). L'affluenza è stata del 70%, un dato superiore a quello del settembre del 1992 quando per il referendum sul Trattato di Maastricht andarono alle urne il 69,7% degli aventi diritto.
Mezz'ora dopo la diffusione dei primi exit poll il Presidente Chirac, forte sostenitore del sì, è apparso in televisione per riconoscere la sconfitta. "Miei cari connazionali - ha esordito Chirac con tono solenne - la Francia si è espressa democraticamente. Voi avete respinto in maggioranza la Costituzione europea. Questa è la vostra decisione sovrana e io ne prendo atto".
Nonostante questo il Capo dell'Eliseo ha ribadito la vocazione europeista della Francia. "Le nostre ambizioni e i nostri interessi sono profondamente legati all'Europea" ha sottolineato "voglio dirvi e dire ai partner europei e a tutti i popoli dell'Europa che la Francia continuerà a occupare il suo posto a pieno titolo e rispetterà gli impegni presi. Ve lo assicuro".

Quindi Chirac ha affrontato le ripercussioni interne del voto. "Nei prossimi giorni annuncerò le mie decisioni sul governo e le sue priorità" ha dichiarato il Presidente francese, lasciando presagire l'imminente sacrificio del primo ministro Jean-Pierre Raffarin, al posto del quale potrebbero andare a palazzo Matignon il ministro dell'Interno Dominique de Villepin o la titolare della Difesa Michele Alliot-Marie. Anche se non è da escludere la nomina del presidente dell'Ump (il partito di Chirac) Nicolas Sarkozy, favorito secondo i sondaggi.
Anche il partito socialista esce a pezzi da questa consultazione, spaccato al vertice e nella sua base elettorale: mentre nel dicembre scorso, nel referendum interno, i militanti avevano detto sì alla Costituzione europea, oggi il 59% avrebbe votato no. Il segretario Francois Hollande (favorevole all'approvazione della Carta) ha parlato di "rigetto del potere" e ha chiesto al partito di essere unito. Il vero trascinatore del no tra i socialisti è stato il numero due Laurent Fabius, ora rafforzato nelle sue ambizioni presidenziali per il 2007.

Nell'analisi del voto, secondo l'istituto Tns- Sofres, le preoccupazioni sociali, più del Trattato europeo, sembrano essere stati i veri motivi che hanno spinto al no. Secondo Tns-Sofres in testa, con il 46%, c'è la paura della disoccupazione, poi il malcontento sociale con il 40% ed infine, solo con il 35%, la possibilità di rinegoziare il Trattato.
Il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e il presidente di turno dell'Unione europea, il premier lussemburghese Jean Claude Juncker, in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles tenuta circa mezz'ora dopo il discorso alla nazione del Presidente Chirac, hanno manifestato il loro rispetto per la bocciatura francese della Costituzione Europea, ma hanno ribadito che si andrà avanti comunque sulla strada tracciata dai trattati, sottolineando come solo dopo che si saranno espressi anche gli altri Paesi sarà possibile fare una analisi davvero dettagliata dell'orientamento europeo sulla nuova Carta costituzionale.
In particolare Juncker ha detto chiaramente che "il Trattato non è morto", escludendo la possibilità di una rinegoziazione dello stesso, Barroso ha invece cercato di trovare nel risultato anche qualcosa di positivo, nel senso di riconoscere come non sia possibile in Europa imporre una sola visione, vista la complessità di una Unione a 25, con sistemi politici molto diversi fra di loro. Per questo, secondo il presidente della Commissione europea, occorre trasformare "un momento difficile in una nuova opportunità ricostruendo un consenso dinamico" intorno alle prospettive dell'Unione.
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